Uscire dalla mente

Secondo il modello ABC, a fronte di una situazione (A), noi abbiamo certi pensieri (B), che determinano conseguenze (C) ovvero emozioni e comportamenti. La qualità della nostra vita è influenzata dalla qualità dei nostri pensieri.

Molto più spesso di quanto ne siamo consapevoli, il nostro modo di pensare è inadeguato (illogico, distorto, irrazionale). I nostri pensieri sono condizionati da distorsioni ed errori; di conseguenza, questi pensieri scorretti portano ad emozioni difficili che potremmo invece ridimensionare o almeno gestire meglio.

Dare troppo peso ai pensieri, soprattutto a quelli che anticipano problemi fisici, o a pensieri autocritici di incapacità, inadeguatezza, o a convinzioni pessimistiche su sé e gli altri, rischia di ridurre significativamente la qualità di vita e influenzare negativamente il percorso terapeutico del paziente. È quindi necessario prendere le distanze da questi pensieri che causano sofferenza.

Alcuni pensieri difficili si manifestano in modo ricorrente nei pazienti neuro-oncologici. Ad esempio, possono riguardare i momenti precedenti o immediatamente successivi all’intervento:

Mi sveglierò? Come mi sveglierò? Avrò conseguenze fisiche o cognitive?

Rischio di avere difficoltà a parlare? Rischio di avere problemi motori? Ho Paura.

Questi pensieri e queste domande possono essere sconvolgenti, e soprattutto accentuati nel caso in cui alcuni disturbi compaiano realmente. Esistono infine pensieri che riguardano aspetti più tecnici, come la diagnosi istologica, che possono conseguentemente riflettersi su proiezioni che il paziente fa della propria vita a lungo termine. Una possibile soluzione a questo problema è la tecnica della de-fusione: l’ACT invita a uscire dalla propria mente ed entrare nella propria vita, intraprendendo azioni impegnate in direzione dei nostri valori.

“Uscire dalla propria mente” significa de-fondersi dai pensieri e aprirsi, fare spazio ai pensieri e alle emozioni difficili lasciando che “fluiscano” senza combatterli. Non è che i pensieri difficili ci debbano piacere o che noi dobbiamo volerli, semplicemente dobbiamo lasciare che siano presenti anche se sono sgradevoli.

In altre parole, ristabilire il legame con l’esperienza presente consente di passare dall’autoidentificazione con i propri pensieri (“io sono i miei pensieri”, “i pensieri sono fatti”) ad una sorta di allontanamento cognitivo (“io ho dei pensieri”, “i pensieri sono ipotesi”). Tale cambiamento permette di operare, quando necessario, un distacco dai contenuti mentali per osservarli con maggiore chiarezza e conseguentemente ridurre la sofferenza che provocano.

Lo scopo della de-fusione non è sentirsi bene o eliminare i brutti pensieri: il suo scopo è aiutare i pazienti ad essere presenti e a ridurre l’influenza che i propri pensieri e convinzioni non utili hanno sul proprio comportamento.