Fare ciò che conta

A causa dell’effetto traumatizzante della patologia e dei possibili deficit fisici o cognitivi, i pazienti, talvolta, rischiano una perdita di contatto dai propri valori durante il percorso della propria malattia. Questo può succedere quando il nostro comportamento viene guidato dai pensieri negativi e dal tentativo di evitare le esperienze e le emozioni sgradevoli.

I valori sono i principi che abbiamo posto alla guida della nostra vita, indicano la direzione che vogliamo prendere e la persona che vogliamo essere; sono ciò che ciascuno vuole che la propria vita rappresenti. I valori sono diversi dagli obiettivi della vita perché implicano il fare in prima persona e in modo continuativo; sono sempre a nostra disposizione per guidarci, a differenza degli obiettivi che hanno un fine e che possono non essere raggiunti.

Una metafora utile a comprendere la differenza tra valori e obiettivi è quella de I due bambini nella macchina di Harris.

Ci sono due bambini che viaggiano in auto. Uno pensa sempre alla meta e ogni due per tre chiede: “Non siamo ancora arrivati?”. L’altro si guarda attorno, osserva il paesaggio, i passanti, le altre automobili. Entrambi arriveranno alla meta, ma solo il secondo giungerà soddisfatto: questo perché il primo si è focalizzato solo sull’obiettivo, mentre il secondo ha coltivato i valori del viaggiare, dell’apprezzare e dell’apprendere dal mondo.

I valori sono un processo che dura tutta la vita o parte del proprio percorso di vita. Alcuni esempi di valori della vita sono i seguenti: avere relazioni significative col partner, essere genitori presenti, mantenere e coltivare le amicizie, continuare a prendersi cura del proprio benessere psicofisico, aprirsi alla spiritualità e alla riflessione sul significato della vita e nutrire le proprie passioni e interessi.

Se si perde il contatto dai propri valori, si possono creare schemi di comportamento che ci allontanano da una vita consapevole, aumentando ulteriormente il malessere psicologico e la tendenza all’inattività o alla procrastinazione piuttosto che la propensione a svolgere azioni concrete ed efficaci per dare significato alla vita. Una possibile soluzione prevede che, a fronte di uno stress cronico molto intenso, anziché ricercare una soluzione irrealizzabile (strategia basata sul problem-solving), si cerchi più efficacemente di accettare, adattandosi e trasformandosi (coping trasformativo), trovando un significato che dia senso, speranza. È il coping esistenziale, detto anche modello dell’ottimismo tragico, che si fonda sull’accettazione di ciò che non può essere cambiato, sulla speranza e sull’ottimismo, attraverso l’affermazione di significato e la fede (che può essere in Dio, negli altri, ecc.).

Quindi, piuttosto che dipendere dalla presenza o assenza del problema come indicatore della possibilità di andare avanti con la propria vita (cioè: il mio problema è stato risolto e rimosso dalla mia vita?), una prospettiva alternativa è quella che si concentra sul comportamento che riesca a portare verso obiettivi coerenti con i propri valori di vita.

Bisogna quindi pensare a modi per perseguire valori e obiettivi, anche mentre ci si adegua alla nuova situazione lungo il percorso terapeutico. I valori definiscono le ragioni di vita di ciascuno di noi. Sebbene alcune cose che accadono possano oscurarle costituendo delle barriere verso i nostri obiettivi, i valori sembrano non essere mai veramente dimenticati.

Tenere traccia dei nostri valori e di dove siamo in relazione ad essi, può aiutarci a ritrovare cosa sia veramente importante per noi e fornire o ristabilire la direzione della nostra vita.

Ci sarà sempre la possibilità di incontrare barriere verso i nostri obiettivi; tuttavia, sapere dove si trovano i propri valori consente a ciascuno di prepararsi ad affrontarle al meglio delle proprie capacità.