Editoriale – Maggio 2021

Chiudo i miei occhi e posso vedere

Il mondo che mi aspetta

Che chiamo mio

Attraverso l’oscurità, attraverso le porte

Attraverso luoghi in cui nessuno è mai stato prima

Ma io mi sento come a casa… (A Million Dreams – Ziv Zaifman)

 

Viviamo costantemente sospesi su di un’altalena di emozioni, che ci trascina talvolta verso il baratro, ma che spesso ci sorprende regalandoci inattesi attimi di felicità. L’altalena è costruita sul terreno su cui si fondano i principi della nostra quotidianità. Il suo costante dondolio ci accompagna durante tutto il giorno, dolori e paure possono rallentarla, ma i sogni ne alimentano la spinta fino a portarci oltre i confini della nostra immaginazione.

Purtroppo questo è il periodo in cui i sogni sono sempre meno, fagocitati dall’ansia, dalla depressione, dall’incapacità di spingersi oltre il buio e di valorizzare il dolore per costruire. I nostri sogni traggono ispirazione dalla realtà per trasformarla in quello che desideriamo; ci permettono di affrontare con ottimismo ogni sfida della vita ed al tempo stesso ispirano ogni trasformazione positiva al nostro percorso.

Immaginiamo un bimbo con la mamma su due altalene vicine, se potessimo vedere i loro pensieri probabilmente il primo sarà completamente preso dai suoi sogni e desideri, pieno di speranze e fiducia. La mamma invece sarà assorta in pensieri immanenti, spesso cupi ed opprimenti, talvolta sterili.

Questo processo risente, inoltre, della strumentalizzazione dei nostri sogni da parte di chi cerca di ricavarne un profitto. L’aura “magica” del sogno svanisce e ci si scopre vittime di un raggiro, nato dalla vendita delle nostre anime al commercio.

Nonostante la disillusione rispetto alla realtà che troppe volte impedisce di sognare, capita a volte che persone, gruppi o vicende creino l’humus per la nascita di miti, fertilizzanti naturali dei sogni. Da essi, col loro potere evocativo ed emulativo, trae forza e vigore la potenza irrazionale esercitata dai sogni.

Non esistono miti “universali”, ma alcuni sono stati di fondamentale importanza per intere generazioni. Il mese di maggio ci offre l’occasione di riscoprirne uno, vista la ricorrenza che si celebra ogni anno.

Nell’immediato dopoguerra l’Italia sconvolta dal secondo conflitto mondiale trovava la forza per risollevarsi ispirandosi alle grandi personalità dell’epoca, prive allora di valenza mediatica o commerciale. E proprio in quegli anni nacque il mito del Grande Torino, squadra operaia nata dal desiderio di far tornare a sognare una nazione travolta dalla guerra. Le imprese sportive furono motivo di orgoglio e slancio verso la ripresa di un’intera nazione, nonostante in quel momento il calcio non rappresentasse sicuramente una priorità.

Il 4 maggio del 1949 quella squadra si spense sul Colle di Superga, ma ancora oggi la si ricorda come esempio di forza e virtù da cui trarre ispirazione.

L’esempio del Grande Torino ci permette di comprendere quanto possa essere importante un mito per ispirare i nostri sogni. Senza rinunciare al giudizio critico che occorre sempre mantenere vigile quando si parla di aspetti irrazionali della vita, i miti possono aiutarci ad affrontare la realtà con maggiore fiducia, alimentando sogni e speranze anche nei momenti di difficoltà.

Siamo pronti per accogliere nuovi sani miti? Durante la fase più dura del Covid-19 sembrava che il personale sanitario potesse ergersi a nuovo mito, ma è bastato poco per demolirlo ed abbassarlo inspiegabilmente quasi a rango di nemico.

Forse che avere dei miti sia troppo impegnativo per chi ha scelto di fermare l’altalena e rinunciare alle emozioni? Oppure la realtà non offre più la possibilità di scegliere dei miti?

In ogni caso non smettete di spingere l’altalena, abbiamo bisogno del suo dondolio.

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