Il Quadro Rosa
Il quadro rosa è la prima opera di Gianpietro Del Bono che ho potuto ammirare da quando è iniziata l’avventura dell’Atelier. Un acrilico su tela 300 x 100 dell’anno 1989.
Note dell’Autore:
- Disagio del vivere dovuto ad uno sproporzionato affollamento concentrato in determinate aree (ammasso di corpi costipati in uno spazio ristretto)
- Mancanza di una propria personalità individuale (corpi privi di un volto che li identifichi)
- Modifica del proprio corpo tramite operazioni chirurgiche, con protesi aggiuntive o sostitutive per adeguare o migliorare la propria attività ai ritmi proposti o imposti dalla società (inserti di materiale plastico o metallico nei corpi)
- Quasi totale dipendenza dalle infrastrutture e dagli impianti tecnologici predisposti dalle società evolute (tubi, cavidotti come febloclisi per un’umanità ammalata) – legami dai quali dipende l’umanità (acquedotti, gas metano, energia elettrica, onde telematiche, ecc…)
La grande rivoluzione femminile era iniziata da pochi anni. In questo lavoro emerge un’esplicita consapevolezza del ruolo femminile (al vertice di un immaginario triangolo di corpi parzialmente deformi, spicca una figura femminile anatomicamente inalterata).
…a questa donna posta su un trampolino di lancio avevo messo delle ali, avrebbe dovuto volare e ripigliarsi la testa!” nota del febbraio 2004.
Note del critico Fausto Lorenzi:
Il tema dell’umanità che fa i conti con l’artificio macchinistico e ingegneristico è al centro anche della ricerca di Gianpietro Del Bono che evoca un drammatico tumulto di Gericault o di Delacroix, tra naufragio e sogno romantico di trionfo della libertà, che ora è incarnato da una donna-virago dal corpo di perfetta pienezza anatomica, ma senza testa, che domina -levando il braccio come inalberasse una bandiera- un coacervo di corpi inerti- uomini e donne – , distrutti dall’innesto di congegni artificiali: il trionfo della natura, o della plastificazione, alla fine di un processo di biotecnologie e clonazioni, sicché le si profila il regno su un grande deserto?
Esiste un luogo tra lo sguardo e la parola?
Il racconto che segue è la metamorfosi di una narrazione da reale a surreale, ovvero il retroscena di un quadro. Mi raccontò l’autore che la modella protagonista dell’opera per l’occasione passò dal parrucchiere e rimase molto male nell’appurare che la sua testa non era necessaria. Rimasi così colpita da questo banale episodio da voler scrivere, diversi giorni dopo, la mia versione:
Sono immobile, imbevuta nella freddezza delle tue mani che mi scolpiscono con la grafite su un foglio, fragile, quanto e mie nudità.
Non so cosa pensare se non a te. Guardo fisso avanti a me con pupille neutre, ma è te che vedo in ogni poro della mia pelle.
Ho brividi che non mi posso permettere. Tu mi scaldi con uno sguardo scuro ed io tremo di più.
Allora mi copri con un tulle e continui a disegnare.
Le mie lacrime sono roghi e non ho più freddo.
Ho tanta voglia di scappare. Scappare da un disegno per raccontarti che sono viva.
Il disegno è finito e mi offri un sorso del quadro che diverrà.
“Ti taglierò la testa” mi sussurri ed io sanguino come fosse realtà.
Simonetta Fantoni
Il 18 luglio 2021 l’Atelier ha riaperto in poesia ospitando tre voci autorevoli del panorama bresciano: Eliana Gambaretti, Valeria Raimondi e Camilla Ziglia. Un nutrito pubblico ha partecipato all’evento, attento, coinvolto, meraviglioso. La vita culturale ha bisogno di nutrimento e svago. Anche per questo l’Atelier offre a titolo gratuito quattro incontri con diverse discipline artistiche:
COLLAGE (Luisa Valenti) 24/09/2021 ore 17-19, COSTRUIRE UN LEPORELLO (Luisa Valenti) 25/09/2021 ore 16-18, ACQUARELLO CON LE BOLLE (Luisa Valenti) 01/10/2021 ore 17-19, ESERCIZI DI SGUARDO – dalla realtà all’astrazione (Gianpietro Del Bono) 02/10/2021 ore 16-18. Per informazioni: 3287284408 (Elena).
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