Editoriale – Settembre 2021

La Vita è un’enorme tela: rovescia su di essa tutti i colori che puoi (Danny Kaye)

Il colore richiama esperienze sensoriali, quali ad esempio il calore, un fuoco che riscalda l’anima, la tenerezza di un abbraccio, la dolcezza di uno sguardo e la maternità racchiusa in una carezza; tutto ciò che è collegato al nostro atavico bisogno di cure. Invece. nel candore etereo del bianco c’è la pienezza data dal contenere tutti i colori, una sorta di perfezione che, in quanto tale, sentiamo distante dalle nostre emozioni, frutto della nostra innata fragilità ed imperfezione.

Ormai siamo quasi in astinenza dal colore, da oltre un anno ci siamo abituati a vivere in modo quasi del tutto “asettico”, soprattutto negli ambienti sanitari. Il bianco dei camici e dei guanti, i pannelli in plexiglass, il continuo ricorso ai gel disinfettanti e la nuova concezione degli spazi chiusi come potenziale ricettacolo di infezioni hanno inevitabilmente condizionato i nostri rapporti sociali. Trascurare l’importanza degli ambienti di vita come possibile stimolo all’interazione positiva fra le persone significa rinunciare ad un elemento fondamentale per il benessere psico-fisico delle persone e può condizionare negativamente l’esito delle cure nei pazienti più fragili e nelle loro famiglie.

L’umanizzazione delle cure passa anche attraverso la scelta di ambienti meno freddi ed anonimi, che riescano a creare condizioni in grado di assecondare il percorso di guarigione del malato, con uno sguardo sensibile ai suoi bisogni, senza gravare ulteriormente sulle sue condizioni di salute.

Al momento non appare sicuramente prioritario pensare alla qualità degli ambienti rispetto ai servizi resi al malato; tuttavia, l’attuale condizione pandemica ha evidenziato quanto il rigore degli spazi e la perdita della normale interazione sociale possano incidere sulla percezione di malattia e sul percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti e delle famiglie.

Abbiamo scelto di dedicare il numero di settembre al Colore perché nel nostro piccolo, come recitava Cesare Pavese “Ogni nuovo mattino, uscirò per le strade cercando i colori.”, confidiamo si possa presto riprendere a valorizzare gli ambienti, in particolare in ambito sanitario, per rendere gli spazi ricchi di emozioni, di attenzione al fragile e di sensibilità, trasformandoli da “semplici contenitori”, a luoghi di cura e di amore.

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