L’esame istologico

La diagnosi istologica dei tumori cerebrali viene affidata all’anatomopatologo che osserva al microscopio il tessuto ottenuto dai campioni chirurgici che sono stati asportati dal neurochirurgo. Per la processazione di questi campioni è indispensabile che il tessuto venga immerso in un liquido che ne blocca i processi di degradazione (formalina).

In seguito, la processazione avviene con procedure automatizzate che esitano nella creazione di blocchetti di tessuto in paraffina, un materiale simile alla cera delle candele, che può essere conservato a temperatura ambiente, lontano dalle fonti di calore.

Dai blocchetti in paraffina vengono ricavate, con uno strumento simile ad un’affettatrice, delle sottilissime sezioni di tessuto che sono fatte aderire su un vetrino, un oggetto di vetro sottile e rettangolare. Il vetrino con il tessuto, per poter essere osservato al microscopico, deve essere colorato con delle colorazioni specifiche.

Tutto il materiale utilizzato per formulare una diagnosi istologica è di proprietà del paziente che può farne richiesta in qualunque momento per avere, ad esempio, una seconda opinione. L’anatomopatologo ne è solo un “custode” per almeno dieci anni.

Tutti i centri neuro-oncologici di eccellenza hanno comunque nella loro equipe un neuropatologo, medico specializzato nelle diagnosi di lesioni cerebrali, siano esse primarie o secondarie.

La diagnosi istologica non deve essere intesa come una “condanna”, ma al contrario come il primo indispensabile elemento su cui costruire il percorso di cura per il paziente. Le caratteristiche istologiche e molecolari possono, infatti, indirizzare il percorso terapeutico e migliorare il controllo della malattia. Inoltre, risulteranno sempre più importanti per lo sviluppo delle terapie target dei gliomi.