Gli effetti collaterali della radioterapia sono estremamente variabili da paziente a paziente. In certi casi sono pressoché assenti, mentre in altri casi sono invece di gravità tale da obbligare la sospensione del trattamento. In generale la frequenza e la gravità di essi è maggiore soprattutto in chi riceve un trattamento farmacologico (spesso la chemioterapia) associato alla radioterapia. Allo stesso modo, gli effetti collaterali sono strettamente legati al volume e alle dosi di irradiazione: in entrambi i casi, maggiori sono i volumi e le dosi di irradiazione e più frequentemente/severamente potrebbero comparire effetti collaterali.
La stanchezza (fatigue)
Per fatigue (anche detta astenia o, più semplicemente, stanchezza) si intende la sensazione di debolezza, rallentamento, pesantezza e/o facile affaticabilità che spesso accompagna il trattamento radiante. Essa è un disturbo frequente ma di intensità molto variabile. Questo disturbo è il risultato di una serie di cause differenti, ognuna delle quali contribuisce più o meno significativamente alla sensazione di “stanchezza” riferita dal paziente stesso: anemia, riduzione dell’appetito, insonnia, farmaci e la radioterapia stessa sono tutti in parte “colpevoli” del disturbo.
La durata del disturbo è altrettanto variabile: in genere si risolve alcune settimane dopo la fine della radioterapia ma se alcune delle cause sottostanti permangono invariate potrebbe perdurare anche fino a un anno dal termine del trattamento. Alcuni pazienti, purtroppo, anche a lungo termine non riferiscono un completo recupero della loro energia.
L’alopecia
L’alopecia, o più semplicemente perdita dei capelli, è in questo caso dovuta alla radioterapia. Anche alcuni farmaci chemioterapici possono provocare alopecia: se somministrati in associazione alla radioterapia, purtroppo possono ulteriormente peggiorare il quadro. Generalmente, se la radioterapia è l’unico trattamento in atto, l’alopecia riguarda solamente la zona sede di trattamento e non l’intero scalpo. Solitamente l’alopecia da radioterapia inizia dopo 2-3 settimane dall’avvio del trattamento e prosegue per circa 7-10 giorni. Al termine di questi, nei mesi successivi si assiste a un recupero pressoché completo dei capelli persi: in alcuni casi questi ricrescono più sottili, di un colore o di un aspetto leggermente diverso (molto raramente invece non si ha una ricrescita).
Le alterazioni cutanee
Le alterazioni cutanee compaiono in genere 10-15 giorni dopo l’avvio del trattamento e si risolvono spontaneamente alcune settimane dopo la fine della radioterapia. Le più comuni sono arrossamento e prurito. In alcuni casi, la pelle non ritorna più elastica e sottile come prima del trattamento: a lungo termine, potrebbe rimanere più scura, più rigida e meno elastica. Ad ogni modo, resterà sempre più sensibile al sole rispetto a prima del trattamento.
La nausea
La radioterapia può essere responsabile di nausea severa e di vomito. Ciò accade molto spesso quando il distretto trattato è quello gastro-intestinale, ma anche nelle patologie encefaliche, specialmente se il trattamento radiante è associato alla chemioterapia, la nausea è un sintomo non raro.
Il tempo di insorgenza in genere è piuttosto rapido: già alcuni minuti dopo il termine della seduta di radioterapia il paziente può riferire nausea. Tale sintomo perdura per un tempo variabile (da pochi minuti a diverse ore) e, generalmente, migliora in maniera significativa nei giorni di sospensione del trattamento.
Il miglior modo di gestire la nausea è sicuramente quello di attuare una buona prevenzione: consumare pasti molto piccoli ma frequenti, idratarsi abbondantemente e consumare cibi leggeri e facili da digerire (evitando quelli troppo caldi o troppo freddi) riduce di molto l’insorgenza di nausea post-radioterapia e post-chemioterapia.
Non esiste una regola assoluta in merito all’utilità di eseguire la seduta di radioterapia (specialmente a livello encefalico) a stomaco pieno piuttosto che a digiuno per ridurre la nausea: vi è una certa variabilità interindividuale ed in questo caso la scelta deve essere necessariamente basata sul singolo paziente. Se, nonostante le precauzioni e le attenzioni del caso, la nausea rimane un sintomo invalidante, potrebbe essere necessaria una terapia farmacologica.