Ogni suono oggi può essere simulato da strumenti tecnologici in grado di trasformare un’autentica passione in una mera simulazione virtuale, un’illusione a cui la mente può riallacciarsi per sognare terre lontane e remote tradizioni. La responsabilità di mantenere vivo il ricordo spetta a piccole comunità, che possono ancora fregiarsi dell’onore di coltivare e tramandare le antiche tradizioni in epoca contemporanea. Scrigno perpetuo di un importante simbolo etnico, nonchè emblema presente nella cultura di molti popoli è il Molise. Il simbolo di cui stiamo parlando è la zampogna, strumento musicale intriso di storia e vero emblema di un’intera regione.

Nel pensiero comune la zampogna viene generalmente associata alle festività natalizie, probabilmente perché in pochi ne conoscono la vera storia. Per scoprirla è possibile recarsi nel Comune di Scapoli, in provincia di Isernia, dove è sopravvissuta una fiorente tradizione artigianale legata alla costruzione di questo straordinario strumento. Proprio qui gli artigiani della zampogna assemblano a mano gli strumenti utilizzando forni ed attrezzi da falegname e da conciai. Nei rinomati laboratori di Ricci e Di Fiore è possibile vedere gli artisti all’opera, intenti nella complessa realizzazione di uno strumento che trova nell’artigianato la sua massima espressione. Zampogne e cornamuse italiane e straniere possono essere ammirate nel primo museo realizzato in Italia per raccontare la storia della produzione locale ed esporre pregiati strumenti provenienti da tutto il mondo.

Il Comune di Scapoli (dal Sito del Comune)
Museo della Zampogna di Scapoli (dal Sito del Comune)

Sebbene il titolo di Capitale della Zampogna spetti proprio a Scapoli, sono molte le terre molisane dedicate alla Sua produzione come il Comune di Rocchetta al Volturno, dove merita una menzione particolare Castelnuovo, la frazione più antica e popolosa ed il Comune di San Polo Matese, in provincia di Campobasso. Ma le armonie della zampogna possono essere ascoltate in molti altri comuni del Sud Italia, in particolare ad Acquafondata, piccolo borgo erto sulle montagne di Frosinone, famoso per la produzione artigianale e per il Festival Internazionale della Zampogna, giunto ad oltre mezzo secolo di storia.

Ed ora andiamo ad immergerci tutto d’un fiato nel nostro strumento. La zampogna molisana (o campana) è composta da una sacca di pelle di capra o di pecora, a cui sono fissate una testata di legno, un’ancia (beccuccio) singola o doppia e 3 o più canne. Esistono diversi tipi di zampogne (pive o cornamuse) che differiscono per il numero e la lunghezza delle canne, per il tipo di ancia e per il materiale da cui sono composte. Il legno può essere d’ulivo, di ciliegio, di prugno, di mandorlo o di acero, mentre alcune versioni più recenti possono prevedere una minima componente realizzata con materiali plastici.

La Zampogna Molisana (Fonte: Guideslow.it)

La storia di questo antichissimo strumento risale all’epoca dei Sanniti, popolo italico stanziato nell’area centro-meridionale della Penisola nel primo millennio a.C. Simbolo della cultura agro-pastorale, la zampogna è stata utilizzata anche durante le Campagne Militari degli Antichi Romani, vista la capacità esercitata dal Suo potente suono di spaventare i cavalli delle milizie avversarie.
In epoche più recenti il suono della zampogna richiamava in città contadini e pastori in occasione delle novene di Natale, dove si ritrovavano a suonare l’antico strumento accompagnati da pifferi, ciaramelle e dal canto delle vergini. Nel linguaggio degli zampognari per novena (letteralmente rituale religioso che dura nove giorni) si intendono i “giri natalizi” compiuti per nove giorni consecutivi presso le famiglie che li hanno ingaggiati per suonare; il brano musicale tipico del periodo natalizio è proprio la Novena, detto anche Pastorale o Pastorella. Le novene tradizionali sono quelle dell’Immacolata (Novena della Concetta) dal 29 novembre al 7 dicembre e quella di Natale, suonata dal 16 dicembre fino alla vigilia della Natività.

Gli zampognari sono sempre stati dei “mercanti di suoni“, musicisti molisani girovaghi con comprovata presenza in ogni regione d’Europa. Una vita intrisa di passione ed amore per la musica che ha permesso alle loro zampogne di percorrere centinaia di migliaia di chilometri per diffondere la tradizione ben oltre i confini nazionali. La presenza di questi strumenti è viva nei racconti dei contadini dei dintorni di Parigi, Madrid e Berlino, ma tracce sono presenti anche nelle campagne russe, norvegesi, finlandesi e baltiche.

Gli Zampognari (dal Sito Viaggi del Turista)

La zampogna molisana trasuda di tradizione, cultura, passione ed armonia e rappresenta uno dei più forti emblemi di identità delle popolazioni di questo territorio.

Sebbene in Molise la zampogna sia suonata tutto l’anno, durante le novene ed i Festival Internazionali è possibile ammirare la massima espressione artistica degli zampognari. L’essenza della tradizione dialoga con il presente attraverso la sua originalità, risultandone arricchita e non snaturata. Gli amanti della musica etnico-popolare amano ritrovarsi in un contesto in cui i paesi si trasformano in teatri all’aperto e tutta la popolazione viene coinvolta in esibizioni spontanee, musiche, balli e transizioni di abiti e costumi con il suono delle zampogne a suggellare l’armonia della festa.

Si ringrazia Livia Garofalo di Press Molise Lazio!

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