Impatto ambientale, sostenibilità, transizione energetica e biogas sono diventati termini di uso comune negli ultimi mesi. La necessità di trovare fonti energetiche alternative a quelle attuali importate dall’estero ha, infatti, evidenziato l’importanza di investire sulle risorse del nostro territorio per creare un’economia circolare che possa sostenerci ed essere sostenibile dal punto di vista ambientale. Per capire qualcosa di più sul tema abbiamo intervistato un professionista del settore agrozootecnico. Buona lettura!

Chi sei e di cosa ti occupi nella vita?

Carissimi lettori, sono Ilario Spinelli un Dott. Agronomo e Forestale libero professionista, che collabora con ARAL LOMBARDIA e con la scuola professionale AFGP Centro Bonsignori. In primis mi occupo di consulenza Zootecnica per gli allevatori della regione Lombardia in materia di alimentazione del bestiame e della gestione dello stesso e per secondo di formazione dei giovani studenti nell’ambito agrozootecnico.

Sono molto contento di potervi dare la mia opinione su un tema attuale e di estrema importanza per l’avvenire della nostra società o meglio della società dei nostri figli…

Impatto ambientale, sostenibilità energetica e transizione energetica sono due tematiche assolutamente attuali, in particolare in questo particolare momento storico, ove l’indipendenza energetica sembra essere un miraggio.

In agricoltura e in zootecnia ormai da tempo l’attenzione di come si produce è entrata a far parte del sistema etico e professionale dell’azienda; infatti, la sostenibilità non è solo una parola da mettere qua e là, ma diventa OBBLIGATORIA per poter assicurare VITA all’azienda.

Un esempio di poche settimane fa: il Governo, per contrastare gli effetti della crisi bellica nel D.L. 21 marzo 2022, afferma che il digestato è stato considerato al pari dei fertilizzanti chimici azotati; in parole povere il refluo zootecnico dopo essere stato “digestato” da un impianto di BIOGAS ottiene un miglioramento della capacità di fertilizzazione e quindi si hanno minori emissioni nell’ambiente sia per quanto riguarda le emissioni atmosferiche che per lisciviazione nel suolo.

Questo ci fa capire che un prodotto considerato scarto può diventare una risorsa grazie ad una logica dei costi (conveniva di più il fertilizzante chimico che quello “naturale”, ora non più visto che ad esempio l’urea costa 1200€ alla tonnellata). Ora, al di là del costo economico, provate a pensare quanto pesa per l’ambiente il fertilizzante chimico. Produrre dal fossile, trasportare da altri Paesi che lavorano il petrolio, immagazzinare e distribuirlo in campo. Questo è solo un piccolo grande esempio di cosa possiamo fare per ridurre gli sprechi e che ci porta a un’economia circolare basata sul riutilizzo degli scarti.

Ultimamente un pensiero mi pervade la testa: le azioni di mio nonno, “noto risparmiatore” che dava vita, o meglio ridava vita agli scarti per risparmiare; per qualcuno sarà stato un po’ tirchio oppure era uno stile di vita che dovremmo reinventarci per migliorare la sostenibilità e il risparmio energetico.

Anche in agricoltura ed allevamento è possibile produrre energia rinnovabile?

Ritornando sulla questione dell’energia rinnovabile è importante capire che prima bisogna parlare di RISPARMIO ENERGETICO, poi si può parlare di energia creata da “scarti”, poi dell’energia pulita e infine rinnovabile.

In agricoltura più che in altri settori si può affermare che negli ultimi anni l’Unione Europea, lo Stato e le Regioni stanno incentivando la produzione di energia rinnovabile, tramite l’utilizzo di biodigestori (Biogas) che utilizzano scarti, unita al fotovoltaico che non ruba terreni coltivabili (la perdita di terreno coltivabile è un altro grande problema).

In cosa consiste il biogas? Biometano è un sinonimo?

Facciamo un attimo il punto della situazione: per produrre il Biogas e poi il Biometano si utilizzano impianti di DIGESTIONE ANAEROBICA, che tramite sistemi di fermentazione in anaerobiosi con temperature controllate attuano un continuo rimescolamento della massa promuovendo la formazione di batteri metanogeni che producono con il loro metabolismo il primo biogas.

Il biogas è un miscuglio di gas formato da metano per il 60-70% (CH4), da anidride carbonica (CO2) per il 20-30% e il restante sono altri gas. Ovviamente tale percentuale varia in base al tipo di impianto e soprattutto dalla biomassa utilizzata (sostanza organica in ingresso: reflui zootecnici, scarti agro-zootecnici ecc…).

Ricordo che dai reflui e dalle biomasse in genere che non vengono destinate all’utilizzo in Biogas e quindi vengono stoccate nelle concimaie (vasche del liquame, platee per il letame) si avrebbe comunque una produzione di questi gas e con il tempo verrebbero comunque rilasciate in atmosfera. Possiamo dire che un impianto di digestione anaerobica sfrutta ed esalta l’utilizzo di gas (CH4) per scopi energetici mitigandolo dall’emissione in atmosfera che avverrebbe senza il suo utilizzo.

Quindi il biogas può avere due destini:

Primo destino del biogas: viene indirizzato in un motore che brucia tale gas e produce energia elettrica e acqua calda.

Secondo destino del biogas: si arriva al biometano che è semplicemente la raffinazione e purificazione del biogas, cioè si effettua l’eliminazione di acqua, anidride carbonica, silossani, anidride solforosa e ammoniaca. Il biometano dopo questo trattamento è impiegabile nella rete del gas.

Schema Biogas. Nb: il digestato è il fertilizzante sopra descritto (clicca per ingrandire).

Schema con Biogas e Biometano (clicca per ingrandire).

Quanti sono attualmente gli impianti di biogas in Italia? Ed in Europa?

Gli impianti di biogas in Italia si aggirano intorno alle 2.000 unità di diversa capacità produttiva (dai 100 KW/ora ai 300 KW/ora, i più diffusi a solo refluo zootecnico, fino ad arrivare a 1MW con biomasse di diverso tipo). Ovviamente negli ultimi anni sono cresciute esponenzialmente le richieste di impianti in ambito agricolo per i forti bisogni energetici e la diminuzione delle fonti fossili da parte dei paesi europei e italiani.

Elaborazione RIE su dati EBA (clicca per ingrandire).

Quali sono i vantaggi? Gli svantaggi?

Direi che i vantaggi sono di gran lunga maggiori rispetto agli svantaggi, l’importante è che si parli di impianti di ultima generazione che utilizzino prevalentemente materie di scarto come i reflui zootecnici.

Il ruolo del biogas nella transizione energetica è da unire ad altre soluzioni, come l’energia solare e l’energia eolica, e ci aiuterà ad allontanarci dai combustibili fossili, aumentando la produzione da fonti pulite.

VANTAGGI

  • Fonte energetica pulita e rinnovabile
  • Permette di ottenere energia da prodotti di scarto
  • Produzione di elettricità, calore oppure convertito in biometano 
  • Riduce le emissioni in atmosfera di anidride carbonica (CO2) e le emissioni di metano fossile
  • Lo scarto del biogas non è uno scarto: il digestato è un ottimo fertilizzante

SVANTAGGI

  • Ci sono limiti di convenienza dettati dalle leggi e dalla reperibilità delle biomasse
  • Costi importanti per la realizzazione di un impianto

La scarsa aderenza è dovuta ad un costo elevato di attivazione?

Non si può parlare di scarsa adesione nella realizzazione e attivazione, ma si deve parlare di convenienza economica per l’azienda. Per le aziende agricole non è un investimento di poco conto; si parla di impianti con costi importanti e quindi per permettere alle aziende agricole di accedere a questa tecnologia c’è bisogno di accedere a finanziamenti e di attivare procedimenti burocratici non sempre velocissimi nell’attuazione.

Come potrebbero gli enti governativi incentivare l’attivazione di tali metodiche?

Gli enti, a partire dell’Unione Europea fino ad arrivare alle regioni, finanziano con contributi e agevolazioni. Ad esempio la REGIONE LOMBARDIA eroga tramite il P.S.R. (Piano di Sviluppo Rurale) contributi di vario genere per le migliorie di efficienza energetica in allevamento (agricoltura 4.0) e unito alla consulenza (ad esempio promossa da vari enti come ad esempio da LOMBARDIA ALLEVA) per la sensibilizzazione e per la promozione della sostenibilità aziendale e la produzione di energia pulita.

Ci sono rischi ambientali connessi al biogas?

I rischi legati all’ambiente si minimizzano rispetto a quello che avviene senza l’utilizzo di questa tecnologia che permette di mitigare le immissioni in atmosfera e diminuire il costo ambientale delle risorse fossili. 

Come vedi tra vent’anni la produzione agricola in Italia?

Credo che il punto chiave sia la valorizzazione del patrimonio agricolo per la produzione di prodotti di alta qualità quali formaggi, carni, salumi, ortaggi, agrumi, frutti, vini e tutti gli altri derivati dalla produzione agro-zootecnica italiana famosa in tutto il mondo.

Sarà poi importante unire alle attività agro-zootecniche la produzione di energia pulita con l’attivazione di Biogas, con la sistemazione di impianti fotovoltaici sui capannoni e generare con un sistema di ECONOMIA CIRCOLARE.

Credo nei giovani e nella loro sensibilità, credo che ora non si debbano fare scelte sulla base dell’economicità pura del momento, ma sull’economicità ambientale futura per il pianeta e per i nostri figli.

Ombre Svelate desidera ringraziare Ilario per l’importante contributo e spera di poterlo ospitare nuovamente per affrontare nuove tematiche sempre di grande interesse ed attualità.

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