10 settembre 1943. Per Isernia l’illusione collettiva dell’armistizio firmato 48 ore prima dal maresciallo Badoglio si trasforma in un incubo. Un feroce bombardamento aereo delle forze anglo-americane colpisce la Città, violentando brutalmente il centro abitato e causando inopinatamente la morte di centinaia di persone.

A quasi 80 anni di distanza dal tragico evento appare inquietante il movente dell’iniziativa militare. La ricostruzione storica ha attribuito al bombardamento il ruolo di “attacco strategico” intrapreso dalle forze alleate sul territorio italiano, al fine di indebolire le linee di resistenza tedesche. Isernia, infatti, rappresentava uno snodo fondamentale di accesso alla Campania ed alla costa adriatica per i nazisti e solo attraverso la conquista della Città gli alleati avrebbero potuto arginare la potente macchina da guerra tedesca.

Un movente strategico, generato dalla follia umana, fu responsabile della più immane tragedia vissuta dal popolo molisano. La popolazione civile venne letteralmente dilaniata dall’incessante incedere delle bombe alleate, capaci di colpire migliaia di persone innocenti considerate alla stregua di soldati nemici. Il ricordo brutale delle bombe è ancora vivo e doloroso nei pensieri di chi ha vissuto quei tragici momenti, perdendo familiari ed amici sotto il peso delle macerie.

Una guerra scatenata contro un presunto nemico impotente ed inerme dinnanzi ad un attacco disumano ed irresponsabile.

La storia assume contorni ancora più inquietanti se proviamo con la mente a ripercorrere quei giorni. Isernia usciva festosa dalla notizia dell’armistizio. La mattina del bombardamento si presentava assolata, calda e serena per una popolazione già fortemente provata dalla guerra. Il mercato ortofrutticolo risplendeva con i suoi meravigliosi colori e la gente, con fatica, iniziava a ripopolare gli spazi preclusi fino a pochi giorni prima. Donne e uomini alla ricerca della normalità, bambini felici intenti a rincorrere un pallone, anziani distesi per la libertà ritrovata.

I primi segnali che qualcosa stava per succedere sono comparsi intorno alle ore 10:25. Il rombo di stormi di aerei, le cosiddette “Fortezze volanti” dell’aeronautica americana, iniziò a farsi sentire in tutta la città. Il lento incedere di quella drammatica avanzata era reso ancor più temibile dal crescente rumore generato dalla cassa di risonanza della conca molisana.

Fortezze volanti. Fonte: U.S. Air Force photo – Wikipedia

Il clima festoso di quel venerdì mattina aveva addirittura portato ad interpretare favorevolmente l’arrivo dei “Liberatori della Patria” portati in trionfo dai vascelli volanti del nuovo alleato a stelle e strisce. Ma ad un certo punto dalla pancia degli aerei cominciarono ad uscire infiniti punti neri che emettevano un fischio assordante e terrificante. Seguì una serie interminabile di scoppi assordanti, in grado di sollevare enormi polveroni facendo tremare il terreno sotto i piedi degli sbigottiti spettatori rimasti scioccati da quello spettacolo inatteso. Un’immensa nuvola grigia prese rapidamente il posto del sole splendente di quel venerdì mattina. Al grigiore delle nubi velocemente si sommò l’odore ammorbante dei corpi dilaniati dalle bombe, sommersi dalle macerie e bruciati dalla città in fiamme.

Isernia sotto le bombe (Fonte: Fonte: Il Colibrì Magazine)

Gran parte dell’abitato e dell’intero patrimonio monumentale della città venne cancellato in pochi istanti dalla crudeltà di un nemico codardo e vigliacco, non curante di scagliare la propria immane potenza contro uno pseudo-nemico inconsapevole ed inerme. La tragedia proseguì anche nei giorni successivi, dal 12 al 19 settembre, generando altre vittime ed uccidendo definitivamente sogni e speranze di un popolo condannato a soffrire proprio nei giorni in cui sembrava potersi risollevare.

In quella meravigliosa terra di confine rappresentata dal Molise alla crudeltà alleata risposero velocemente le razzie tedesche che si appropriarono di animali e beni di prima necessità, praticando violenze nei confronti delle donne e dei soggetti più fragili. Allo sterminio generato dalle bombe fece rapidamente da contraltare la brutale ferocia tedesca scagliata sulla popolazione, fortemente provata ed incapace di reagire.

L’importanza cruciale del territorio spinse gli alleati a riprendere i bombardamenti aerei nel mese di ottobre. Il catastrofico accanimento nei confronti di Isernia divenne ancora più serrato dal 15 al 23 ottobre. Ogni ora del giorno e della notte veniva scandita da bombe, mitragliamenti e colpi di cannone scagliati inopinatamente su abitazioni, scuole, edifici privati ed ospedali. La popolazione sfollata sopravvissuta fu costretta a rifugiarsi sulle montagne, costituendo comunità rurali e vivendo in simbiosi con la natura.

Isernia – Le macerie (Fonte: Molise Tour)

L’elenco delle vittime di quel feroce attacco è stato raccolto nelle Carte del Tribunale di Isernia custodite nell’Archivio di Stato. La città fu completamente sventrata nelle sue fondamenta, con sovvertimenti a carico di strade, ponti, rete idrica, fogne ed acquedotti. Dopo i bombardamenti di quei mesi Isernia si presentava un deserto ricoperto da sangue e macerie, dove solo un campanile mostrava la forza di mantenersi eretto; il resto dell’antica cattedrale di cui faceva parte fu raso al suolo tra il 17 ed il 18 ottobre.

Il Crollo del Campanile (Fonte: Il Quotidiano del Molise)

Nel 1960 il Comune d’Isernia è stato insignito della Medaglia d’oro al valore civile con la seguente motivazione:

Sopportava con stoico coraggio numerosi e spaventosi bombardamenti aerei che distruggevano la maggior parte del centro abitato e uccidevano un terzo dei suoi abitanti, mai deflettendo dal suo eroico e dignitoso contegno verso lo straniero e dalla sua fede nella risurrezione della Patria.

Ogni anno, in occasione dell’anniversario del bombardamento, si tiene ad Isernia una cerimonia commemorativa in piazza X Settembre, presso il monumento dedicato alle vittime del bombardamento, con deposizione di una corona d’alloro.

Ombre Svelate ringrazia sentitamente Livia Garofalo di Press Molise Lazio per questo importante ricordo della sua terra e della nostra storia.

Commenti

  1. Bruno (Modifica)

    Mio nonno Mennella Giovanni da Napoli, in quel Settembre 1943 si trovava a Isernia per lavori all’acquedotto del campo di concentramento. Da allora si sono perse le tracce..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *