Abbiamo imparato a conoscere il cervello come macchina meravigliosa, in grado di creare circuiti e schemi motori grazie all’apprendimento ed al costante allenamento. Nella millenaria Arte del Tombolo di Isernia è racchiusa una magia che trascende il versante artistico per farci comprendere la straordinaria capacità di acquisire compiti complessi, riuscendo a tramandarli per intere generazioni fino a sorprenderci al giorno d’oggi.

È quindi con grande piacere che possiamo ora immergerci nella lettura dell’Amica di Ombre Svelate Livia Garofalo. Buona lettura!

Il Merletto a Tombolo in Molise è un’arte antichissima, preservata e praticata ancora oggi. I magnifici disegni che andranno ad impreziosire i tessuti di tovaglie, lenzuola e centrotavola nascono dal vorticoso intrecciarsi dei fili con gesti sapienti ed una maestria ormai rara. Sebbene si tratti di un’arte tessile praticata in vari paesi molisani, è soprattutto Isernia ad eccellere nella lavorazione del merletto a tombolo.

Quest’arte tipicamente femminile [ma in voga anche fra gli uomini, n.d.r.] consiste nel lavorare e realizzare sul tradizionale “pallone” (un cuscino a forma di rullo) merletti raffinati di raro pregio e delicata bellezza. Un lavoro ad arte, quello del tombolo per cui è richiesta una particolare abilità manuale frutto di anni di esperienza e profonda passione. Per le donne che non andavano in campagna il tombolo rappresentava un’attività produttiva destinata alla realizzazione di corredi, una specie di scrigno del tempo e della tradizione da tramandare.

Le attrezzature d’epoca sono ancora oggi imprescindibili per la realizzazione dei merletti artigianali:

  • il tombolo (ru pallone) poggiato durante la fase di esecuzione del lavoro su uno scannetto;
  • il cartoncino sul quale è impresso il disegno che si vuole realizzare (fissato con degli spilli sul tombolo);
  • i fuselli (ri tummarielli) in numero variabile da dieci a cento i quali, avvolti dal filo, permettono l’elaborazione dei merletti.

Per realizzare i disegni impressi sul cartoncino i fuselli devono muoversi armonicamente e velocemente secondo un ordine preciso, costruendo incredibili network mentali del tutto analoghi a quelli necessari per suonare uno strumento musicale. Ne deriva un caratteristico tintinnio che fa da colonna sonora alla lavorazione dei merletti. In quel suono avvolgente quell’intrecciarsi di fili inizia progressivamente a realizzare disegni e figure che andranno ad impreziosire qualsivoglia forma d’arte locale e non. Quest’attività è stata tramandata nei secoli di madre in figlia e, sebbene oggi siano rimaste poche artigiane, queste continuano a dar vita con la medesima tecnica a dei veri e propri capolavori artigianali di impareggiabile bellezza.

Ad inaugurare l’arte del merletto a tombolo fu il convento di Santa Maria delle Monache nel 1400. Ci troviamo nel Molise del Basso Medioevo dove fioriscono conventi benedettini, centri di preghiera ed intensa operosità. Le severe leggi feudali del tempo imponevano alle nobili fanciulle come principale occupazione la lavorazione del merletto in convento. Molte di loro seppero trasformare quel compito in opportunità e l’impegno profuso ebbe come principale effetto l’elevazione della lavorazione del merletto molisano a forma d’arte.

Ancora oggi la principale attività artigianale di Isernia è la preziosissima lavorazione dei merletti a tombolo e per questo non può che essere definita la città dei merletti.

I merletti di Isernia sono rinomati in tutto il mondo essenzialmente per due ragioni:

  • la remota origine;
  • la fine fattura.

Ad una così lunga, preziosa ed intensa tradizione Isernia ha dedicato una sezione del “Museo della memoria e della storia”, inaugurato nel 2011, nel quale sono conservate le testimonianze di un’espressione artigianale a cui si cerca di restituire il vigore di un tempo. Ma il tempo è stato galantuomo nei confronti di quest’arte… infatti, ancora oggi passeggiando per le vie del centro storico è possibile ascoltare il caratteristico tintinnio dei fuselli maneggiati con maestria dalle donne isernine.

Si ringrazia Livia Garofalo di Press Molise Lazio

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