Editoriale – Febbraio 2021
Non vi parleremo della pasticca rossa della “conoscenza” o di quella blu della “tranquillità” [da Matrix, n.d.r.], né della caverna di Platone: non serve scomodare esempi illustri per descrivere un fenomeno che si ripete quotidianamente a livello individuale e sociale. Viviamo sempre sospesi fra l’inesauribile desiderio di certezze e la subdola consapevolezza di poterle improvvisamente perdere. La nostra debolezza spesso di manifesta come l’incapacità di affrontare le situazioni avverse, scotomizzandole ed ignorandole, piuttosto che comprendendole per superarle. Un meccanismo fisiologico che spesso permette di difenderci da situazioni difficili, ma quando se ne abusa, diventa patologico ed espone al rischio di restare in balia degli eventi e di false credenze o irrazionali aspettative.
L’immagine dell’uomo solo nel deserto, rimasto senz’acqua, permette di comprendere appieno lo spirito che guida le nostre emozioni nei momenti di difficoltà: visualizziamo un’indefinita oasi immersa nella sabbia, lontana, quasi irraggiungibile, ma apparentemente vera. L’illusione guida in modo irrazionale il nostro agire e condiziona le nostre scelte indirizzandole verso ciò che desideriamo, piuttosto che verso la realtà.
Lo stesso meccanismo di autodifesa viene applicato quando si rifiuta la propria vulnerabilità, mistificando i fatti realmente accaduti e dando un’interpretazione diversa a difesa della propria inviolabile identità. È successo nel 2001 con le Torri Gemelle, quando per la difficoltà di accettare l’idea di essere stati attaccati, gli stessi Stati Uniti d’America hanno sostenuto ipotesi “complottiste”, anziché ammettere le proprie debolezze. La storia si è ripetuta oggi, al tempo del COVID; infatti, accettare l’idea che l’umanità possa scomparire per la presenza di un virus presente in natura sembra essere quasi impossibile. Appare più semplice immaginare laboratori concepiti per distruggere l’umanità, piuttosto che considerare l’uomo parte integrante della natura, con tutte le conseguenze del caso.
La ricerca della verità insita nell’essere umano troppo spesso va a scontrarsi contro le nostre fragilità ed allora il nostro inesauribile desiderio di ricevere risposte e certezze allineate alle nostre aspettative ci rende schiavi dei presunti custodi della verità. Questo comportamento non è mai cambiato nel corso dell’evoluzione, nonostante i principali attori di queste dinamiche siano profondamente diversi. Da sempre il mondo è pieno di “diversamente intelligenti” che affermano la propria originalità con teorie strampalate, ma se prima tendenzialmente erano la tortura dei parenti, adesso imperversano ovunque ed hanno anche una certa capacità di condizionare il pensiero comune. Non hanno niente da perdere, guardano con sospetto ogni cosa, soprattutto la realtà, e se poi si dimostra che hanno torto è perché “loro” – un nemico non ben identificato – son più forti.
Sebbene sia molto difficile esprimere un giudizio oggettivo sul reale valore delle “guide scientifiche” dell’attuale pandemia, appare indiscutibile l’influenza da loro assunta nella nostra quotidianità. Un potere ingiustificato, se lo consideriamo esclusivamente frutto delle nostre paure e non di un merito acquisito “sul campo”. Affrontare la realtà nella sua complessità, senza crearne una fantasiosa versione parallela e dare credito alle evidenze acquisite nel corso dei secoli, ad esempio in materia di vaccini, può aiutarci probabilmente ad affrontare nel miglior modo possibile le situazioni difficili, evitando le illusioni alimentate dai saprofiti delle nostre paure.
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