Il Rifiuto della Realtà guida l’Attacco alla Prevenzione
Molotov contro il Covid. Si tratta dell’ennesima boutade per fronteggiare la pandemia? Forse di un metaforico tentativo per combattere il nemico che ci accompagna da oltre un anno? Purtroppo, no. La realtà, infatti, vede nell’attacco incendiario avvenuto a Brescia lo scorso 3 aprile un’imboscata proprio contro chi, il Covid, lo combatte.rnrnSe Napoleone Bonaparte sosteneva che “per sconfiggere un nemico bisogna conoscerlo”, ai nostri tempi un aforisma adeguato sembrerebbe “per sconfiggere un nemico bisogna far finta che non esista”. Premesso che i morti e le terapie intensive piene non permettono di dimenticarci dell’esistenza del Covid, comunque questo metodo puerile di ignorare il mostro nell’armadio nascondendosi sotto le coperte, non sembra essere la scelta migliore.
L’arroganza di rifiutare un nemico nasce dall’incapacità di riuscire a comprenderlo per poterlo affrontare.
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Il Covid rappresenta solo un esempio di “malattia” da cui tutti vorremmo sottrarci. Viene da pensare anche al modo in cui si parla del tumore chiamandolo “un brutto male”, come se questo fosse terapeutico come un ciclo di chemio… Scotomizzarlo risulta pertanto molto più semplice rispetto ad accettarne la presenza e le possibili conseguenze. Una presa di coscienza risulta tanto difficile, quanto sempre più indispensabile per superare l’attuale crisi. Ma l’episodio prepasquale di Brescia impone altre riflessioni.rnrnIl miglior trattamento per qualsiasi forma di malattia consiste nella prevenzione. La medicina e la chirurgia oggi permettono a milioni di persone di vivere grazie alle campagne di screening oncologico ed agli interventi su tumori identificati grazie alla diagnosi precoce. Discorso analogo può essere sostenuto per tutte le campagne volte a migliorare alimentazione e stile di vita ed ovviamente per i vaccini, che oggi rappresentano una risorsa fondamentale per la nostra società. I successi della medicina non possono essere ignorati soprattutto per rispetto nei confronti delle generazioni che non hanno potuto beneficiarne e di tutti coloro che ancora non hanno accesso alle cure migliori.
La paura di ammalarsi si trasforma nel paradossale tentativo di eludere i possibili tentativi di prevenzione, rinnegando l’esistenza di un problema che può essere risolto e soprattutto ignorando chi non ha avuto il privilegio di poter scegliere.
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Risulta sicuramente molto semplice condannare l’attacco al centro vaccinale, derubricandolo ad attentato vandalistico. Un’analisi più profonda deve necessariamente considerare la crisi sociale ed economica determinata dalla pandemia e la volontà di generare attenzione attraverso atti dimostrativi violenti, ma non può ignorare la nostra indole, che spesso ci induce ad affrontare i problemi cercando di ignorarli. Colpire chi cerca di affrontare le questioni che vorremmo evitare appare quindi una logica, quanto paradossale conseguenza dell’agire umano.rnrnProbabilmente non arriveremo mai ad un pensiero comune, né probabilmente sarebbe auspicabile in quanto impoverirebbe il dialogo e la crescita umana, ma non potrà mai essere accettata l’ignoranza di colpire chi cerca di trovare risposte alle nostre paure. La soluzione non è mai nella violenza verbale o fisica, ciò che crea ponti e fa superare le difficoltà è il dialogo, l’apertura e la tolleranza.rnrnLa paura ci rende ciechi e l’ansia ci impedisce di trovare le strade migliori da percorrere, invece anche questo momento di forte crisi può essere trasformato in una grossa opportunità di crescita personale, scientifica e sociale. La storia è piena di esempi di negazione a causa della non ammissione delle fragilità e uno degli esempi più eclatanti è quello di San Tommaso apostolo.
La sua esperienza però ci insegna che la strada verso la verità passa per una ferita e per il dolore e che nessuno si salva da solo.
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