C’è un aspetto di cui vorrei parlare oggi. Esula dall’argomento Neuro-Oncologia, ma riguarda situazioni che, sia prima, sia nell’ambito dell’attuale emergenza sanitaria, sono spesso raccontate.

Già lo scorso anno, mentre ero ricoverata in neurochirurgia, mi aveva colpito un manifesto che condannava gli eventi di violenza subiti da medici, infermieri e personale sanitario interno agli ospedali.

Giovedì, al Civile per visita di controllo, ho rivisto una di quelle immagini. È doloroso pensare che qualcuno, il cui compito è quello di svolgere il proprio lavoro per salvare la vita degli altri, debba essere attaccato, umiliato e leso.

Ammetto che, in base alla mia esperienza ed ai racconti di chi in ospedale ci ha trascorso parecchio tempo, vuoi per assistenza, vuoi per necessità, non tutte le persone che ci lavorano sono “portatrici” sane di simpatia e disponibilità, ma, allo stesso tempo, non tutti i pazienti manifestano quella grande “pazienza”, che li rende tollerabili… Alcuni sono proprio insopportabili, senza alcun motivo.

So che non possiamo amare chiunque e nemmeno pretendere di essere amati da tutti, ma:

La mancanza di rispetto verso chi sta eseguendo il suo lavoro, ora anche a discapito della propria salute…

Le aggressioni verbali e fisiche su persone e luoghi assolutamente indispensabili, ulteriore peso su una situazione già insopportabile di suo…

Assumere un atteggiamento di presa in giro nei confronti di norme, imposte per salvare vite, compiacendosi di fare il contrario…

Le critiche, a volte buttate lì solo per avere il quarto d’ora di gloria, senza la volontà di una minima collaborazione…

TUTTO QUESTO è assolutamente disumano e compromette ulteriormente la salute di chi in certi luoghi (ospedali) è costretto, causa forza maggiore, ad andarci (NON PERCHÉ MALATO DI COVID).

PS: In merito a me, ricordo che nei miei primi giorni di lavoro avevo trovato su certi elaborati grafici il nome del mio Studio esteso ad “ANSIA”… L’ansia ero io, con la mia preoccupazione di svolgere il lavoro nel modo migliore possibile, fra le insicurezze degli inizi e le improvvisazioni di chi il lavoro doveva eseguirlo. Io, minuta e donna, convinta di essere autorevole, ma in realtà creduta da tutti portatrice “insana” di ansia… per niente piacevole capire l’effetto che sortivo su chi doveva lavorare insieme a me.

A presto… Stefania

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